Signlanguage o Il Senso del Meraviglioso

SIGNLANGUAGE o Il Senso del Meraviglioso

Per parlare di Signlanguage, il secondo libro di Viggo Mortensen edito dalla Perceval Press, devo prima di tutto dividerlo in due parti distinte : fotografie e quadri, anche se, in realtà, si tratta di un tutt’uno.

Se questa pagina avesse la pretesa di essere una disamina artistica del libro non lo scinderei, questo però non è un esame “critico” dell’opera bensì solo l’esposizione delle emozioni e dei sentimenti che il libro ha suscitato in me, per cui ne parlerò come se fotografie e dipinti non fossero un tutt’uno e ne chiedo fin d’ora scusa a Mortensen che ha sempre detto che poesia, fotografia, pittura, musica sono per lui la medesima cosa, solo diversi aspetti della medesima cosa (non sono le sue esatte parole, vado a braccio).

Chiedo scusa ripeto, ma non posso fare altrimenti, le sue fotografie le trovo stupende, i suoi quadri invece…. Ma nonn anticipiamo, leggete e capirete.

Le Fotografie

Ho messo come sottotitolo a questo pezzo “Il Senso del Meraviglioso” perché è questo che subito salta agli occhi nelle fotografie di Signalanguage: il senso del meraviglioso, la capacità propria dei bambini e di chi è riuscito a restare bambino dentro, di stupirsi davanti alle cose più diverse, di trovare tutto fantastico e meraviglioso.

Questo “stupore”, questo “incantarsi” di fronte alla vita lo si avverte con estrema forza nelle foto in bianco e nero, in particolare in quelle scattate durante la lavorazione di LoTR in Nuova Zelanda, foto in cui si respira un’aria nuova, diversa….fantastica appunto.

Per fare un esempio: guardando “Element of Surprise2 pare quasi di entrare in un altrove posto non si sa bene dove e non farebbe meraviglia intravedere la sagoma di un elfo tra gli alberi, pure è un normalissimo bosco e, logicamente, non ci sono elfi, ma ti lascia li….incantata…in contemplazione, quasi in religioso silenzio per non disturbare gli alberi.

La stessa contemplazione, lo stesso silenzio a cui ti portano altre foto come ad esempio : “Felt” in cui l’impatto emotivo provocato dalla visione del passero morto, infilzato zampette all’aria sulla spina della foglia di un cactus è si molto forte, ma stranamente non provoca dolore né ripulsa solo, di nuovo, una tranquilla meraviglia, una strana quiete quasi irreale.

E questa stessa meraviglia, questo identico senso di quiete fuori dal tempo li ritroviamo in “Paradise” o in “Te Anau#2” con l’aggiunta. per quest’ultima foto, dell’intensa espressione quasi di paura e supplica insieme sul viso di Elijah Wood inginocchiato nella neve.

Anche le foto a colori ripropongono, ne potrebbe essere altrimenti, il medesimo tema: che si tratti dello stupore di fronte alla capacità dell’uomo di invadere ogni cosa come se nulla possa salvarsi da lui contenuta in “Intrusion”( quei cavi blu delle macchine da ripresa tra l’erba danno davvero la misura ella nostra potenziale distruttività) o della reazione che provoca la visione della bellissima e intensa “Eomer” (stupendamente indefinibile lo sguardo di Karl Urban) o ancora della quasi glaciale distanza sul volto dell’autore in “Later,Red” come se fosse proiettato in chi sa quale mondo di la dal tempo, non fa differenza.

Ovunque si respira la medesima aria, ovunque la meraviglia è di casa, ovunque.

In breve: il mondo visto con gli occhi di un fanciullo capace di stupirsi di tutto e di trovare ogni cosa, ogni particolare, fantastico, unico, irripetibile.

I Dipinti

L’altra faccia del libro sono i quadri e qui….beh qui proprio non so che dire, non oso quasi esprimermi perché proprio non li capisco.

So, per averlo letto, che Mortensen è considerato un buon pittore, so che c’è chi i suoi quadri li colleziona, ma personalmente posso solo dire che non li comprendo e non mi piacciono; tutto quello che provo davanti a quei quadri è una sorta di appena accennata quiete, ispirata dalle loro tonalità.

Per quanto io abbia guardato e riguardato le riproduzioni contenute in “Signlanguage” (e non solo li) continuo a chiedermi che accidenti vogliono dire,.

Quale sia il significato di opere quali “ La conversacion que no tuvimos” o “Prefiero equivocarme a mi manera” o anche “OH” o “Elendil” proprio non lo so.

Quei quadri saranno anche belli, saranno anche profondi o che so io, ma debbo sinceramente dire che uno nel mio salotto non ce lo metterei mai per nessun motivo, dato che guardandoli non provo nulla.
(Lo siento Viggo, pero es lo que pienso y, bueno, ya sabes que yo siempre digo lo que pienso.)

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